Supporto anticovid ai bilanci 31/12/2020: la foglia di fico

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Certo, meglio che niente, ma pensate che banche e fornitori si facciano abbindolare dal fatto che il bilancio al 31/12/2020:

  • è in utile (ma solo non contabilizzando gli ammortamenti – art. 60 D.L. n. 104/2020 - Agosto);
  • è in utile ma solo perché, nonostante si sia “spalle al muro” non si è provveduto ad applicare i criteri di valutazione in modo più prudenziale, come l’OIC 11 (par. 23) imporrebbe, che avrebbero potuto portare a dover svalutare una serie di attività del bilancio (immobilizzazioni, attività per imposte anticipate, etc.) – art. 7 D.L. n. 23/2020 – Liquidità;
  • è in perdita e nonostante questa riduca il capitale sociale sotto al minimo, la società non deve chiamare i soci a ricapitalizzare – art. 6 D.L. n. 23/2020 Liquidità.

Tutto ciò grazie alla infinita magnanimità e comprensione introdotta dagli articoli 6 e 7 del Decreto legge n. 23/2020 (cd. Liquidità), come integrato dall’articolo 38- quater del decreto legge n. 34/2020 (cd. Rilancio) e dall’articolo 60 del decreto legge n. 104/2020 (cd. Agosto)?

Oppure, credete di poter rassicurare gli interlocutori aziendali perché avete provveduto (rectius, state provvedendo) nel bilancio chiuso al 31/12/2020 ad effettuare la rivalutazione dei beni d’impresa con conseguente iscrizione nel patrimonio netto di una provvidenziale “Riserva da rivalutazione” allo scopo di migliorare gli indici di bilancio e gettare fumo negli occhi a banche e fornitori o per coprire le perdite di bilancio: d’accordo che per il bilancio 2020 non occorre coprirle ma perché non approfittarne per farle sparire? E magari rivalutate solo con effetto civilistico perché non ci sono neanche le risorse per pagare un misero 3% di imposta sostitutiva (peraltro in tre anni senza interessi), cosa mai vista prima?

La ratio delle norme salva bilanci

Siete davvero convinti che la relazione illustrativa alle permissive norme di Legge sia tale da rassicurare gli interlocutori della società?

La norma “mira ad evitare che la perdita del capitale, dovuta alla crisi COVID-19 e verificatasi nel corso degli esercizi chiusi al 31 dicembre 2020, ponga gli amministratori di un numero elevatissimo di imprese nell’alternativa - palesemente abnorme – tra l’immediata messa in liquidazione, con perdita della prospettiva di continuità per imprese anche performanti, ed il rischio di esporsi a responsabilità per gestione non conservativa ai sensi dell’articolo 2486 del codice civile. La sospensione degli obblighi previsti dal Codice civile in termine di perdita del capitale sociale, per contro, tiene conto della necessità di fronteggiare le difficoltà dell’emergenza Covid-19 con una chiara rappresentazione della realtà, non deformata da una situazione contingente ed eccezionale.”.

La foglia di fico

Peccato che nella nota integrativa al bilancio 2020 occorre fornire:

  • le informazioni relative agli effetti derivanti dalla pandemia Covid-19;
  • in caso di mancata contabilizzazione degli ammortamenti gli effetti economico- finanziari sul bilancio di tali omissione;
  • le significative incertezze circa la capacità dell’azienda di continuare a costituire un complesso economico funzionante destinato alla produzione di reddito per un prevedibile arco temporale futuro, relativo ad un periodo di almeno 12 mesi dalla data di riferimento del bilancio;
  • la descrizione dei fattori di rischio delle assunzioni effettuate e delle incertezze identificate, nonché dei piani aziendali futuri per fronteggiare i rischi e le incertezze;
  • nei casi in cui nell’arco temporale futuro di riferimento non si ritenga sussistano ragionevoli alternative alla cessazione dell’attività, la descrizione di tali circostanze e, per quanto possibile e attendibile, dei prevedibili effetti che esse potrebbero produrre sulla situazione patrimoniale ed economica della società

Si devono, pertanto, illustrare le conseguenze di COVID-19, ad esempio il periodo di chiusura forzata, il crollo degli ordini, la difficoltà a pagare i creditori, ecc. ma soprattutto le azioni che l’impresa ritiene di porre in essere per superare la crisi. Se qualcuno si illude di trovare puntualmente indicate nelle Note integrative del prossimo bilancio queste indicazioni temo che faccia troppo affidamento sulla capacità e volontà delle aziende di andare al di là delle note integrativa fatte a ciclostile.

Resta il fatto che coloro i quali sono attrezzati a leggere bilanci (anche senza nota integrativa) e sono in grado di interpretarli, il giudizio sul bilancio 2020 della povera società sprofondata in crisi economica (tamponata dalle leggi anticovid) e finanziaria (tamponate parzialmente dalle moratorie bancarie) sarà impietoso.

Temo una pioggia senza arcobaleno

Immagino che qualcuno ora mi accusi di essere disfattista e insensibile alle esigenze delle imprese (rectius, società) che si trovano in una crisi mai attraversata prima e di essere cinico e magari anche crudele. Non è così, spero che mi crediate: non disconosco affatto ciò che è sotto gli occhi di tutti, ma mi preoccupo anche per quelle aziende che stanno a mollo con la cannuccia alla bocca e che, ignare, continuano a lavorare con soggetti che, è evidente, sono oramai fuori gioco, con il risultato che alla fine i cadaveri si conteranno con il pallottoliere.

E spero che abbiate notato che non ho parlato delle povere banche e dei loro guai con le insolvenze crescenti e i loro problemi con gli indici di bilancio di Basilea da dover rispettare: non ne ho parlato semplicemente perché non mi interessa!

Per le banche alla fine un rimedio si trova sempre!

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