Coronavirus – effetti collaterali

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Oltre alla patologia clinica, spaventano gli effetti economici connessi alla epidemia.

Inutile nascondersi, a parte le farmacie e i negozi di generi alimentari che vanno a gonfie vele (scusatemi l’approssimazione), tutti gli altri settori sono sostanzialmente in ginocchio. L’industria del turismo dell’intero 2020 oramai è compromessa e con essa tutto ciò che comporta in termini di drastica riduzione dei consumi collettivi. La manifattura e il commercio stanno andando in crisi: d’altronde se l’imperativo (giustamente!) è statevene a casa! ...  a chi viene in mente di andare a fare una passeggiata al centro a comprare un ben paio di jeans “che ne ho proprio bisogno”? Sono saltati anche i regali di compleanno: che senso ha comprarli se poi non li puoi consegnare all’amico che se ne sta doverosamente a casa sua?

Sono saltate anche le assemblee di condominio.

Direte: meglio così, tanto ogni volta si passava tutta la serata e fino a tarda notte solo a litigare! Certo, ma se pensavate di deliberare il rifacimento della facciata del vostro palazzo e di affidare all’impresa (previa gara interna) l’esecuzione dei lavori, scordatevelo! Sono vietati assembramenti di qualsiasi tipo e l’assemblea di condominio non la si può gestire con Skipe: è intuitivo il perché e, dunque, mi limito solo a segnalarvi che Nonna Adele del secondo piano a mala pena ha digerito un cellulare salva vita che gli hanno regalato i nipoti. Mentre ricordatevi che per fruire della detrazione del 90% i pagamenti devono essere fatti entro fine anno. Cominciate ad appuntarvi che a dicembre 2020 bisognerà fare un “Milleproroghe” mostruoso perché qui sta andando tutto per aria.

Non illudiamoci di vedere luce a Pasqua, perché il peggio, a sentire chi è di mestiere, deve ancora venire.

Certamente all’interno degli studi lo smart working, lavorando in cloud e collegandosi da casa può aiutare. Tuttavia, talune attività è oggettivamente un po’ complicato gestirle in remoto perché se tutti (o quasi) i collaboratori hanno un computer e un collegamento internet, non tutti dispongono di una stampante (a volte, per certi lavori, davvero non se ne può fare a meno, credetemi). Vabbè gliela potete sempre comprare.

Senonché il problema non è questo, permettetemi: non penserete mica che commercialisti e consulenti del lavoro siano immuni? Non mi riferisco al maledetto virus, bensì alla devastante conseguenza della crisi delle attività economiche che a cascata travolgono tutti, anche i loro consulenti. Se prima i clienti pagavano poco e male, vi aspettate forse che con l’epidemia la cose migliorino? Andate a ricordare al vostro cliente che non sa come pagare gli stipendi ai propri dipendenti che è un tantino arretrato con le vosre parcelle. Per i consulenti del lavoro, oltretutto, si tratta di super lavoro con l’esplosione delle CIG che si tratta di dover gestire in modo frenetico e ansiogeno.

Insomma se prima le cose erano complicate ora …piove sul bagnato!

Leggo su siti e sui giornali di illuminati e valenti professionisti che chiamando a raccolta le forze esprimono un concetto ben definito e accattivante: è nei momenti peggiori che si vede la valenza del professionista: organizzazione, lungimiranza, ecletticità, perspicacia e impegno: quasi quasi che il coronavirus rappresenti una opportunità che i migliori sapranno cogliere a scapito degli altri (fessi, tardoni, antiquati e miopi).

Come diceva la canzone?

Sarà, sarà, sarà ma non ci credo, Chissà, chissà, chissà se sarà vero?

Zecchino d'Oro, 11° edizione (1969).

Io ero con il naso incollato davanti al televisore (in bianco e nero).

Ah, bei  tempi!

 

 

 

 

 

 

 

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