L’ultima spiaggia!

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Cari professionisti,

eccoci giunti al primo giro di boa del Blog Gruppo Progetto Studio dedicato ai professionisti e alle aziende; ciò imporrebbe, dopo lo scontato ringraziamento per averci seguito fin qui dedicando una piccola parte del vostro tempo, di augurarvi felici e riposanti vacanze.

Senonché, liquidarvi con un augurio del genere risulterebbe certamente stantio, irrispettoso o quanto meno sintomo evidente che tutti coloro i quali hanno partecipato da novembre scorso ad oggi con i propri contributi alla gestione del blog, vivono su Vega!

Non si dice più “vivi sulla luna” posto che, oggi, tutto sommato, è a due passi.

Lo sappiamo tutti: è stato un primo semestre fiscalmente devastante e mi spiace dovervi segnalare che la riapertura sarà decisamente peggio.

Ma il termine “riapertura” comporta necessariamente che vi sia una “chiusura”, cosa che non è affatto scontata dal momento che so bene che alcuni studi hanno messo a budget di andare avanti fino a ferragosto inoltrato e già dal prossimo 1° settembre non ci sarà un attimo di respiro.

Elencare cosa è successo fino a ieri mattina diviene sterile e anche sintomo di dichiarato masochismo per cui ve la risparmio, posto che avete vissuto minuto per minuto una telecronaca che non è seconda al primo sbarco dell’uomo sulla luna.

Capisco che il sentimento più diffuso sia la frustrazione e lo scoraggiamento.

Una volta fare il commercialista era una cosa di cui andare orgogliosi; aver studiato e doversi periodicamente aggiornare è sempre stato faticoso, ma coloro i quali hanno scelto questa strada certamente non l’hanno fatto per obbligo ma per convincimento. Chi mi conosce sa che sono considerato, come si dice, uno alla mano, quindi vi prego di non fraintendermi: fare il commercialista voleva dire far parte di una categoria a cui si riconosceva un ruolo importante e di prestigio. Una professione della quale andare orgogliosi.

Oggi il 90% della professione è connotato da adempimenti.

Non parlo di obblighi perché tutte le attività umane sono scandite, ovviamente, da obblighi: non si può parcheggiare in divieto di sosta, non si può sputare per terra, non si può mettere il latte di capra nelle mozzarelle di bufala, non si può scrivere sui muri, non si può buttare i rifiuti dal finestrino della macchina. Ogni cosa che facciamo è condizionata da sacrosanti obblighi e divieti.

Diverso è l’adempimento: l’adempimento non ha nulla a che vedere con obblighi e divieti. L’adempimento è l’esaltazione della burocrazia. Fino a qualche anno fa la burocrazia era localizzata nella pubblica amministrazione ed ha costituito una delle principali cause delle ben note disfunzioni con impressionanti impatti economici sui cittadini e le imprese: è stata motivo di corruzione, malversazione, concussione, in una parola di malaffare.

La burocrazia è spreco: uno spreco che dal pubblico è stato oramai, almeno dal punto di vista fiscale, scaricato totalmente sui contribuenti e di conseguenza sui professionisti che si occupano di fisco i quali, non mi dilungo, non hanno alcuna possibilità di ricaricare sul prezzo ai propri clienti; a malapena si riesce a ribaltare i costi.

Nel frattempo la figura del commercialista ha subito un tracollo: doversi occupare solo di adempimenti ha relegato il professionista a svolgere un’attività assimilabile all’impiegato statale dietro lo sportello con il vetro, giusto giusto con lo spazio per farci passare una mano. Mi scuso, ovviamente, con l’impiegato statale che, peraltro, ha tutti i suoi buoni motivi per recriminare sulla propria condizione.

Siamo ritornati al rimpianto Drive In, fortunata trasmissione televisiva condotta da Gianfranco d’Angelo dove ogni sera presentava al pubblico, …Asfidanken, il suo ragioniere, vale a dire il suo cagnolino cocker.

Lo so, è deprimente.

L’Italia è il paese con i maggiori adempimenti in campo fiscale tesi a ridurre l’evasione, tuttavia, l’Italia si conferma tra i paesi in cui l’evasione è più elevata. C’è qualche cosa che non torna, non trovate?

Come concludere queste mie elucubrazioni?

Rifletto e mi accorgo rileggendo queste righe che avrei dovuto e voluto esordire augurandovi buone vacanze e buon riposo, mentre mi sono fatto prendere la mano e non ho fatto altro che lamentarmi.

Proprio un bell’editoriale! Perdonatemi!

L’unica cosa che mi viene in mente è il famoso appello alla nazione di Winston Churchill del 1940. Dopo la disfatta delle forze alleate in Francia, Hitler vuole raggiungere Parigi e la Gran Bretagna teme una possibile invasione tedesca: “Dico al Parlamento come ho detto ai ministri di questo governo, che non ho nulla da offrire se non sangue, fatica, lacrime e sudore.”.

Ma rimaniamo in Italia: gli storici ritengono che Churchill rubò la frase a Garibaldi quando nel 1849 davanti al Parlamento della Repubblica romana, ai suoi 4.700 uomini – che avrebbero dovuto fronteggiare gli 86.000 delle forze combinate francesi, spagnole, napoletane, toscane e austriache – disse: “Non ho null’altro da offrirvi se non sangue, fatica, lacrime e sudore”.

E allora, amici, visto che siamo Italiani.

Testa alta: siete commercialisti.

Resistere, resistere, resistere!

Vostro Lelio

 

 

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