Riderà bene chi riderà ultimo

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Perché fare sempre le cose all’ultimo momento? Un professionista che si riduce alla fine per rendere un servizio al proprio cliente non è proprio affidabile. E se qualche cosa va storto? È invece, importante programmare, anticipare, pianificare, essere lungimiranti.

Sono queste le semplici regole, peraltro intuitive, che in linea di principio costituiscono i punti di forza di un commercialista o consulente del lavoro che intende essere sulla breccia.

Senonché, detto principio trascura un aspetto fondamentale: siamo in Italia!

Nessuna stabilità, nessuna certezza, assenza di punti di riferimento consolidati, panorama fiscale in eterno mutamento, proroghe a tempi scaduti, nuove disposizioni con effetto retroattivo, principi dello statuto del contribuente oltraggiati, contenziosi che si dovrebbero vincere che invece incredibilmente si perdono e viceversa, rapporti con gli uffici fiscali complessi e spesso, a causa dell’ingolfamento delle pratiche, impossibili, con la conseguenza che si intasano le aule delle commissioni tributarie quando con un autotutela tutto si sarebbe risolto in una ora (se qualcuno avesse letto l’istanza dedicandoci 3 minuti).

Fanno bene, allora - è avvilente doverlo ammettere- quelli che fanno pagare le tasse l’ultimo giorno utile. Tanto per dirne una: si pagano le imposte da dichiarazione dei redditi il 20 maggio (con estremo anticipo rispetto al 30 giugno che è il termine di scadenza). Ci si rende conto che si è commesso un errore e si rimedia con un ravvedimento operoso a settembre. Non ci si può avvalere, secondo l’Ufficio, del ravvedimento breve nei 90 giorni, perché i 90 giorni si devono calcolare dal giorno in cui si è pagato (20 maggio) e non dal giorno in cui scadeva il termine del pagamento (30 giugno). No, dico, ma vogliamo scherzare!!! Eppure, non c’è verso di ragionarci con l’Ufficio.

Mai fare le cose per tempo. È sempre bene aspettare, attendere, riflettere, … traccheggiare!

Siamo onesti: quanti si sono impegnati a studiare approfonditamente la mini-Ires, norma di oggettiva complessa applicazione, introdotta dalla Legge di bilancio 2019 e poi cancellata dal decreto Crescita sei mesi dopo? Pochi professionisti che di mestiere fanno i “giornalisti”, i “convegnisti” oppure che hanno clienti (aziende) di una certa dimensione e che sicuramente non devono portare aventi uno studio con i problemi dell’ISA che ha appioppato un bel 1 (uno) al cliente più onesto che la faccia della terra abbia conosciuto o che devono risolvere una bega perché è arrivata una rettifica IMU posto che il comodato tra padre e figlio non è stato registrato.

Siamo concreti: quelli che a seguito della abrogazione della mini-Ires si sono impegnati nell’analisi della nuova agevolazione come sostituita dal decreto crescita hanno perso tempo e soldi (salvo i giornalisti e convegnisti, come il sottoscritto, che sono pagati per questo).

E allora: della serie è bene fare dopo-domani quello che si potrebbe fare oggi, è utile sappiate che anche la nuova mini-Ires del decreto Crescita è destinata (così pare) ad essere soppressa dalla Legge di bilancio 2020 con la reintroduzione dell’ACE. Una norma che dovrebbe, dunque, agire in continuità rispetto alla collaudata agevolazione di sostegno alla capitalizzazione delle imprese che, vi ricordo, per le imprese individuali e società di persone a decorrere dal 2016 si è oltremodo complicata nel calcolo. Senonché se è quasi certa la reintroduzione dell’ACE, non è affatto scontato che l’applicazione segua pedissequamente le vecchie regole, posto che: piatto piange e la riduzione di gettito sarebbe difficilmente sostenibile.

Dunque, cosa fare?

Attendere, distraendosi nel frattempo con le di molto remunerative attività quotidiane: cliente che vi telefona chiedendovi se le tegole di casa le deve pagare il condominio oppure se deve sborsare direttamente lui; cliente che sono tre mesi che non incassa il canone di locazione della ex casa della nonna e vi prega di predisporgli una lettera di diffida, cliente che vi chiede come ogni mese di predisporre il ravvedimento operoso che è vero che l’F24 glielo avete dato con dieci giorni di anticipo (avete fatto male!) ma lui se non glielo ricordate il giorno prima, poi se lo scorda, che diamine!

Allora non avete capito?

Parola d’ordine: aspettare!!!!

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