RIFORMA FISCALE E IMPOSTA DI SUCCESSIONE, CI RISIAMO…

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"Riforma fiscale e imposta di successione", un mantra che periodicamente ritorna in auge, richiamato da questa o dall'altra forza politica.
Quel che è certo, però, è che solo a sentirne parlare viene spontanea una sensazione di fastidio pensando a quando lo Stato, più interessato alle nostre tasche che ai nostri sentimenti, nel tragico momento della dipartita di un nostro caro ci chiederà comunque di metter mano al portafoglio.

Se la situazione appena descritta rispecchia bene l’abitudine tutta italiana di lamentarsi (sempre e comunque), forse dovremmo prima conoscere qual è l'effettiva situazione dell'imposta di successione e, soprattutto, la situazione negli altri Paesi Europei.
Cerchiamo di approfondire meglio la questione.

L’imposta di successione e donazione, tra fiscalità e pianificazione patrimoniale
Non c'è alcun dubbio, il tema delle successioni è un argomento sempre caldo, anche perchè i "numeri" in gioco sono potenzialmente elevatissimi.
Tuttavia, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, nel nostro Paese, uno dei pochi tra quelli Ue, questa imposta è, di fatto, inapplicata, tanto che garantisce all'erario in media, solo 619 milioni di euro l'anno pari allo 0,001% delle entrate tributarie complessive.
Si tratta di una imposta efficiente e meno distorsiva di altre e che, ove fosse effettivamente applicata, garantirebbe una efficiente allocazione delle risorse, non compatibile invece on l'attuale sistema in cui la ricchezza si trasferisce e perpetua in colui che la riceve senza alcun merito proprio, se non quello di essere un discendente o un donatario di colui che l'ha creata.
Secondo i dati Banca d'Italia, la quota di ricchezza netta delle famiglie ricevuta in eredità o donazione oscilla tra il 30 e il 55% della ricchezza totale posseduta, con il 5% che riceve il 50% delle eredità e delle donazioni. Che la dice lunga in termini di concentrazione della ricchezza e disuguaglianza...

Il regime attualmente in vigore prevede aliquote differenziate a secondo del rapporto di parentela tra il defunto e l’erede e sulla base della natura dei beni caduti in successione.
In particolare, si applica l’aliquota del

  • 4%, se i beni sono devoluti a favore del coniuge e di parenti in linea retta con una franchigia, per ciascun beneficiario, di
    1 milione di euro;
  • 6%, se devoluti a favore dei fratelli e delle sorelle con una franchigia, per ciascun beneficiario, di 100.000
    euro;
  • 6%, se devoluti a favore degli altri parenti fino al quarto grado e degli affini in linea retta, nonché di affini in
    linea collaterale fino al terzo grado (senza franchigia);
  • 8%, se devoluti ad altri soggetti (senza franchigia)
  • nel caso vi siano immobili, si applicano anche l’imposta ipotecaria (2%) e catastale (1%) sul valore degli stessi.

Se questa è la situazione italiana, se la passano decisamente peggio i cittadini degli altri Paesi europei, costretti a pagare a titolo di imposta di successione aliquote che variano, ad esempio, dal 7 al 34% in Spagna o addirittura dal 7 al 50% in Germania.
Dunque, c'è ben poco da lamentarsi, anzi.
Sull’argomento segnaliamo un interessante articolo pubblicato dall’Osservatorio sui Conti Pubblici Italiani nel quale, oltre ad un interessante raffronto tra i vari Paesi europei, vengono esaminate le conseguenze di un’eventuale aumento dell’imposta di successione.

L’importanza della pianificazione patrimoniale
Esaminando la normativa fiscale italiana, in confronto con quella degli altri Paesi europei, è evidente il regime di maggior favore di cui ancora godiamo. Ad onor del vero, gli annunci su una possibile revisione (al rialzo) dell’imposta di successione si susseguono ormai da anni, ma finora quasi nulla è cambiato.
Ciò non significa però che, nell'ambito di una più complessiva riforma fiscale, il legislatore non decida prima o poi, di rivedere anche l'imposta di successione.
Non vogliamo con ciò caldeggiare pratiche più o meno elusive , ma in questo scenario di incertezza è importante organizzarsi per gestire al meglio il piccolo o grande patrimonio che ci ritroviamo, per prevenire così eventuali scossoni, anche in previsione del momento in cui si aprirà la successione.
Senza dover scomodare altri ordinamenti, la legge italiana ci offre interessanti strumenti da utilizzare ma è importante farsi assistere da professionisti che, più che creativi, siano preparati ed esperti in materia!

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