Adempio ergo sum. Almeno per il momento

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Il commercialista e il consulente del lavoro sono ancora in larghissima parte convinti che il loro lavoro consista e si risolva nell’assicurare la più possibile corretta e tempestiva elaborazione degli adempimenti contabili, tributari, lavoristici e previdenziali dei clienti.

Per la stragrande maggioranza dei professionisti economico-contabili il centro dell’attività professionale è quindi rappresentato dalla compliance dei clienti.

Questo spiega la costante pedissequa adesione dei nostri studi a qualsiasi capriccio del legislatore. Atteggiamento che ha trovato il suo apice durante il periodo pandemico. Periodo nel quale divieti, ristori e casse integrazioni si sono combinati con la già snervante routine di adempimenti mensili, annuali e una tantum, con continui minuziosi aggiustamenti delle regole in corso d’opera. La supina adesione, aggravata per i commercialisti dal commissariamento dei vertici nazionali e dalla conseguente assenza di una seppur debole rappresentanza istituzionale, ha portato i professionisti sull’orlo di una crisi di nervi, generato un aumento delle dimissioni di dipendenti e collaboratori, esacerbato l’ormai assoluta difficoltà di reperire nuovi talenti e nuove vocazioni.

Ciononostante, moltissimi professionisti ritengono di poter prosperare all’infinito nel caos normo-interpretativo. Il ragionamento che fanno è che nel paese di milleproroghe, dei provvedimenti ad personam, delle norme retroattive, delle interpretazioni evolutive, delle istruzioni date in “zona Cesarini” se non addirittura fuori tempo massimo, dei verificatori guidati dai budget, ci sarà sempre qualcosa da fare per gestire la sempre più rilevante incertezza generata dall’azione dello stato.

La convinzione di molti, che peraltro anch’io condivido, è che la semplificazione non ci sarà. Non ne siamo capaci né in Italia né in Europa. In Italia perché l’estenuante confronto parlamentare tra una congerie di forze (rectius debolezze) politiche tutte minoritarie, ideologizzate, poco competenti, per nulla pragmatiche ci impongono una gragnola di provvedimenti dell’ultimo momento, incompleti, mediati e pasticciati. In Europa perché il tecnocrate di Bruxelles vive nell’illusione di regolamentare qualsiasi cosa nel minimo dettaglio e non è capace di sintesi né di pensiero sistemico.

Così come sono persuaso che non ci sarà la semplificazione, sono altrettanto convinto che ci saranno comunque una forte digitalizzazione della complicazione e un maggiore accentramento nella gestione dei dati. In altre parole i sistemi esperti e le intelligenze artificiali saranno messe al servizio della iper-regolamentazione anziché essere alleati della semplificazione. Gli adempimenti si ridurranno a seguito dell’accentramento nella gestione dei dati.

Infatti, contrariamente a quanto credano molti professionisti, l’adempimento non è per sempre, ma ci viene affidato fintanto che allo Stato è più conveniente che internalizzarlo. Quindi aspettiamoci sempre di perderlo. Lo ricorda molto bene quel collega diventato qualche anno fa punto di riferimento per le procure di tutto il triveneto nelle perizie di falso in bilancio, e che rimase disoccupato dalla mattina alla sera per il colpo di spugna normativo con cui il reato fu ampiamente ridimensionato. In funzione della continuità dei fatturati, svolgere soltanto adempimenti è pericoloso perché dal punto di vista del marketing assomigliano a delle mode, soggette a repentina sostituzione o cancellazione.

Lo stato usa e getta il professionista come farebbe qualsiasi operatore economico con il proprio terzista. A volte i committenti usano i loro fornitori per esternalizzare i costi di messa a punto di un processo e poi rubargli il mestiere. E chi se non i commercialisti ha sistemato gli archivi dei comuni italiani per le imposte locali sugli immobili. Ee ora il comune manda lui le lettere e noi le controlliamo soltanto, facendo tanto lavoro comunque, ma non potendo più fatturarlo come prima.

Aspettiamoci a breve questo ribaltamento di prospettiva tra chi fa e chi verifica anche nel settore delle dichiarazioni dei redditi, dell’iva, delle ritenute d’acconto, delle buste paga. Ora noi elaboriamo e lo stato controlla, ma entro i prossimi 3 anni al massimo inizierà a succedere il contrario. Quindi almeno parte dei dipendenti e collaboratori che si occupano di elaborazione dei dati diventerà ridondante o dovrà enormemente specializzarsi e riqualificarsi.

L’adempimento normativo inoltre sarà sempre più soggetto a informatizzazione, ad automazione e ad accentramento dei dati in capo alla pubblica amministrazione competente fin dalla sua origine. In altre parole i nuovi adempimenti nascono già (seppur malamente) informatizzati.

Come ben si è potuto vedere con la introduzione della fatturazione elettronica, e come più volte si è rischiato con il LUL, lo stato ha già in programma di sostituire i professionisti nella gestione degli adempimenti, e lo dice a chiare lettere.

Quindi il lavoro tradizionale rimarrà ma cambierà pelle, richiederà maggiori competenze, strutture più snelle e porterà sempre meno fatturati e meno margini.

Gli adempimenti sono vissuti dai clienti come una sovrattassa ed una commodity, quindi svolgerli non permette al professionista di dimostrare un valore aggiunto.

Per quanto detto, uno studio strategicamente illuminato dovrebbe affiancare agli adempimenti un fatturato crescente derivante da attività non obbligatorie a maggiore valore aggiunto. Questo sia in ottica di fidelizzazione e saturazione del cliente che di sua sostenibilità e prosperità nel tempo.

Molti studi purtroppo non riescono a fare questo salto quantico perché per la loro dimensione o modello organizzativo sono totalmente prigionieri degli adempimenti. Alcune realtà sono talmente prese dalle continue emergenze del quotidiano che non hanno il tempo e/o il denaro per ampliare le proprie competenze e proporle alla clientela. È evidente che la sopravvivenza di questi studi nel tempo è in pericolo se non esternalizzeranno l’elaborazione dei dati o si aggregheranno in strutture di maggiore dimensione, in modo da spezzare l’incantesimo nel quale sono imprigionati.

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