Cooperativa tra professionisti, un nuovo paradigma da scoprire…

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Affrontiamo questa volta un argomento un po' particolare, ma che crediamo possa interessare i lettori di questo blog, stimolare la riflessione e, chissà, far nascere qualche nuova realtà professionale.
Il riferimento (ndr: il titolo dell'articolo lascia pochi dubbi a riguardo...) è alla Cooperativa tra professionisti, introdotta nel nostro ordinamento da ormai una decina d'anni, più precisamente dalla legge di Stabilità 2012, ma che fino ad oggi non ha avuto grande applicazione, complice anche certi preconcetti che riconducono tale forma societaria ad altri ambiti.

Il declino (o forse no) dei professionisti

Ai più attenti non sarà certamente sfuggito l'articolo pubblicato sul Sole24Ore di qualche settimana fa, intitolato "Commercialisti, fuga dagli studi: oltre 1.300 tirocinanti in meno", nel quale si evidenziavano le odierne difficoltà della professione da cui una "crisi di vocazioni" preoccupante.
Non se la passano certo meglio gli avvocati, categoria alla quale appartiene anche chi scrive e che, ormai da anni, vuoi per il sovraffollamento, vuoi per le mutate condizioni del mercato o per altri mille motivi, non ha più quel grande fascino che invece aveva  ai tempi di Mani Pulite...

Se questo è lo scenario attuale, però non tutto è perduto, anzi!
Le opportunità ci sono, eccome, bisogna conoscere per adottare così nuovi paradigmi (nonostante il professionista non abbia mai tempo per cambiare).

Perché la Cooperativa tra Professionisti?
Non è certo questa la sede per approfondire gli aspetti, giuridici e/o fiscali, della Cooperativa tra Professionisti, ma è opportuno evidenziare invece i motivi per i quali proprio tale modello potrebbe essere uno dei più adatti all'esercizio in forma societaria della professione intellettuale:

  1. l'elemento caratterizzante la cooperativa è lo scopo mutualistico, che pone al centro centro dell'attenzione i professionisti e i loro bisogni. Tradotto significa consentire loro di esercitare la professione nel modo più efficace ed efficiente possibile, e ciò anche grazie alle sinergie che possono scaturire dalla collaborazione con gli altri soci;
  2. il principio della "porta aperta": dopo la sua costituzione, la cooperativa è aperta alla partecipazione di nuovi soci senza che che vi sia la necessità di modificare l'atto costitutivo e sostenere i relativi costi (come invece nelle srl o spa);
  3. la categoria dei "soci speciali" prevista dall'art. 2527 c.c.: si tratta di soci i quali non possono essere in numero superiore ad un terzo dei soci ordinari ed essere ammessi ai fini della loro formazione. Proprio nell'ottica di cui si è detto in precedenza, si tratta di una grande possibilità per i giovani professionisti di formarsi ed inserirsi gradualmente nel mercato professionale ed affrontare insieme le sfide del mercato;
  4. la gestione fiscalmente agevolata delle riserve patrimoniali da investire in attività, servizi e strumentazione utile per il miglior svolgimento della professione: si tratta di un aspetto, quest'ultimo, favorito dalla legislazione fiscale dedicata appunto alle cooperative.

Quanto abbiamo detto sin qui non significa certo che la cooperativa costituisca la forma societaria ideale e perfetta per i professionisti, ma riteniamo che questo modello possa soddisfare diverse esigenze, in particolare quella della centralità del professionista, fondamentale soprattutto in un momento storico come quello che stiamo vivendo.
Torneremo prossimamente sull'argomento per esaminare altri aspetti della questione, ci auguriamo anche magari sollecitati da qualche benevolo lettore che abbia avuto la pazienza di arrivare sin qui!

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