Il professionista non ha mai tempo per cambiare

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Bianconiglio: Uh, poffare poffarissimo! È tardi! È tardi! È tardi!
Alice: Questo sì che è buffo. Perché mai dovrebbe essere tardi per un coniglio? Mi scusi? Signore!
Bianconiglio: Macché! Macché! Non aspettano che me! In ritardo sono già! Non mi posso trattener!
Alice: Dev'essere qualcosa di importante. Forse un ricevimento. Signor Bianconiglio! Aspetti!
Bianconiglio: Oh, no, no, no, no, no, no! È tardi! È tardi, sai? Io son già in mezzo ai guai! Neppur posso dirti "ciao": ho fretta! Ho fretta, sai?
(L.Carrol, Alice nel Paese delle Meraviglie)

E’ facile riconoscere nel Bianconiglio di Alice nel Paese delle Meraviglie, il professionista medio. Ansioso ed ansiogeno, intrappolato dagli impegni ma prima ancora dalle proprie convinzioni.
Intendiamoci, è assolutamente comprensibile che il professionista si senta travolto.
L’epoca che commercialisti, avvocati, notai e consulenti del lavoro stanno vivendo è foriera di enormi cambiamenti. Digitalizzazione, iper-competizione, iper-responsabilità, disintermediazione del rapporto tra cliente e pubbliche amministrazioni.
Troppe cose ci sarebbero da cambiare subito, e invece non c’è abbastanza tempo nemmeno per gestire l’ordinarietà. Travolti dalle scadenze, demotivati dall’inutilità di molti dei dati che vengono richiesti e dai continui cambi di regole, è quasi inevitabile sentirsi impotenti ed in trappola. Molti professionisti si sentono condannati a continuare a soffrire, costretti a combattere ma con le mani legate dietro la schiena.
Viene persino il dubbio che a qualcuno questo senso di continuo soffocamento stia cominciando a piacere…

Prescindendo da derive sado-masochistiche, l’asserita mancanza di tempo è oggi la principale trappola mentale che impedisce al professionista di cambiare la propria forma mentis e di conseguenza poter poi evolvere consapevolmente le proprie competenze e aggiornare le prestazioni offerte, adeguando le modalità organizzative e di comunicazione del suo studio.
Tutto parte dalle nostre convinzioni, quindi è su quelle che dobbiamo lavorare per cambiare il resto. Se partissimo dalle competenze senza un cambio di mentalità non andremmo da nessuna parte e allora sì che sprecheremmo molte energie.
Viene a mente la famosa barzelletta del boscaiolo. Un passante, percorrendo un bosco, si imbatte in un boscaiolo, sudato e stravolto, intento a segare energicamente un grosso tronco. Il passante osserva il boscaiolo che si affatica senza grandi risultati. Il passante lo invita allora a fermarsi e ad affilare la lama, ma il boscaiolo cortesemente rifiuta. Dice di non aver tempo, perché deve continuare a segare.

Per uscire da questa situazione paradossale è utile richiamare un ossimoro altrettanto spiazzante. Duemila anni fa, l’imperatore Augusto diceva “festina lente”. Affrettati lentamente. Anche il Tao Te Ching, addirittura cinquecento anni prima, ammoniva: “Finché sei coinvolto nell'agire, non sei in grado di conquistare il mondo”.
Sotto altro profilo, come acutamente ha osservato un responsabile commerciale che lavora da anni nel settore degli studi professionali, se uscisse un condono, il professionista vi si getterebbe anima e corpo, e farebbe le nottate per studiarlo ed applicarlo. Quando invece si tratta invece di cambiare qualcosa a livello organizzativo, informatico, di marketing, il professionista non ha tempo.

Neanche troppo stranamente, sembrerebbe che per fare le cose che gli interessano veramente, il professionista il tempo magicamente lo trovi…
Anche il Bianconiglio è particolarmente refrattario a riorganizzarsi: “È sempre l'ora del tè, e negli intervalli non abbiamo il tempo di lavare le tazze”.
Eppure per cambiare possono bastare una manciata di minuti. È vero che Roma non si è fatta in un giorno, ma esistono piccoli cambiamenti che hanno un importante effetto farfalla, cioè un piccolo sforzo che induce reazioni a catena. Se non vi piacesse l’effetto domino, anche il cambiamento incrementale, il kaizen, è una tecnica molto potente per supplire alla carenza di tempo.

La mancanza di tempo si rivela così per quello che è, un comodo alibi.
Tutti i professionisti vorrebbero il cambiamento, ma manca totalmente la voglia di cambiare, cioè di uscire dalla propria zona di comfort facendo cose diverse rispetto a prima. Investimenti di tempo e di denaro, rischiando conseguentemente di fare buchi nell’acqua.
La mancanza di tempo nasconde molto spesso la paura di fare brutta figura, di guadagnare meno, di sbagliare socio, di investire su un servizio che i clienti non compreranno, di avere un collaboratore inutile a libro paga, e così via.
Togliere il velo della mancanza di tempo ed avere consapevolezza delle reali barriere al cambiamento è già un gran primo passo nella direzione giusta.

Un coach esperto come i miei colleghi di www.intuitus.it vi può affiancarvi nel fare chiarezza dei vostri obiettivi, sgombrare il campo dalle convinzioni limitanti, e a stare sul pezzo fino a quando il cambiamento desiderato sarà diventato la vostra nuova abitudine.
Nella prossima puntata vedremo un altro enorme limite del professionista, dato dalla sua endemica incapacità di accettare critiche.

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